Salvatore Pizzo – Sguardi. Tra scritture e segno

 

E’ già da qualche tempo che seguo il lavoro di Salvatore Pizzo ed ero particolarmente dispiaciuto per non avere visto la sua mostra Taorminese. La fatalità ha voluto che il Comando Regione Militare Sud della Base Logistica di Cefalù allestisse nello spazio polifunzionale all’interno della Caserma “N. Botta” una mostra personale di Pizzo dal titolo “Sguardi” a cura di Aldo Gerbino e che me ne giungesse notizia. E’ stata l’occasione perché finalmente visitassi una sua mostra. Conoscevo bene e da tempo i lavori di questo artista di Serradifalco. Avevamo più volte parlato circa il suo lavoro in occasione di sue visite palermitane ed ero sempre rimasto affascinato dalla scelta dei soggetti per lo più in linea con i tempi. Personaggi del cinema e più in generale della cultura e dell’informazione sono i soggetti delle sue opere. Egli si serve del supporto più fragile ma che è il più antico e forse tra i più inalterabili nel tempo: la carta. Bianca o da imballaggio, è il suo elemento di sostegno su cui egli ferma, trasforma le sue muse. Esse, diventate immagini da decontestualizzare dalle pagine di una patinata rivista o quotidiano che sia, sono state elevate a opere delle creatività e dell’ingegno attraverso quelle operazioni di transfer che fecero di Mimmo Rotella un artista di spessore internazionale. Ed è proprio alla maniera degli artisti pop – anche se, forse è il caso di fare un distinguo – perché, vero è che Pizzo eleva ad arte materiali utilizzati, quali la carta, ma è altrettanto vero che ciò non è una costante del suo lavoro, che lui opera. La carta diventa il pretesto per costruire la sua opera. I volti, oggetto dell’attenzione dell’artista, frequentemente si perdono nello spazio che è stato assegnato loro, parte del quale è occupato da caratteri tipografici o più semplicemente da citazioni e pensieri dell’autore, criptati e da decodificare. Egli realizza i suoi lavori, comunque, proprio servendosi delle immagini che altri hanno già utilizzato per porre in evidenza avvenimenti più o meno rosa, delinquenziali, di denuncia, di corruzione. Con l’impiego di immagini su un supporto (carta, tela, zinco etc.) riducendole allo stato di impronta per poi, attraverso l’intervento manuale dell’artista, completare l’opera. Esempi di straordinario interesse di questa tecnica sono stati: gran parte dell’opera degli anni Sessanta di Mimmo Rotella; alcune lavori di Robert Rauschenberg realizzati utilizzando riporti fotografici. Anche Max Ernst nel 1925 ed altri surrealisti successivi utilizzarono questa tecnica, incorporando l’oggetto “stropicciato” in una composizione grafica (collage, disegno e a volte anche pittura) ottenendo risultati esteticamente e artisticamente molto validi. Un discorso a parte vale la pena fare per i piombi di Pizzo. L’artista usa questo metallo duttile e malleabile per realizzare le sue figure antropomorfe, i suoi totem. Realizzati con le tecniche dell’incisione o del bassorilievo sono aniconici, non decifrabili, bisogna che l’artista ti fornisca la sua chiave di lettura per potere entrare dentro il senso del suo discorso artistico. La mostra si concluderà il 16 settembre 2007. Orari della mostra: dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 17.00 alle 20.30. Centro Polifunzionale Comando Regione Militare Sud Piazza Colombo – Cefalù.

                                                                                                                                                                  Francesco M. Scorsone Palermo, 12/09/2007